Publicato il
16/04/2025

Pazienti ad alto rischio cardiovascolare – cosa significa e come proteggere la tua salute

Sapere in anticipo se si è tra i pazienti ad alto rischio cardiovascolare può fare la differenza nella prevenzione delle complicazioni gravi a carico del cuore e dei vasi sanguigni. Spesso, infatti, i segnali del corpo arrivano quando il rischio del paziente è già, purtroppo, elevato.

Essere ad “alto rischio” non significa condanna, ma consapevolezza, ovvero sapere che cosa controllare, quando agire e come proteggere il proprio cuore. In questo articolo, spieghiamo in modo chiaro che cosa significa rischio cardiovascolare, chi deve prestare maggiore attenzione ai principali fattori che lo influenzano, e come intervenire concretamente per proteggere la propria salute cardiovascolare.

Ti guideremo tra i principali fattori di rischio, gli strumenti di calcolo utilizzati dai medici, i segnali d’allarme da non sottovalutare, fino alle strategie di prevenzione più efficaci: dalla terapia farmacologica alle nuove tecnologie come il telemonitoraggio, che oggi rendono possibile curarsi anche da casa.

Se hai a cuore la tua salute (e letteralmente il tuo cuore!), questo è l’approfondimento giusto da leggere fino in fondo per ottenere tutte le informazioni utili sul rischio cardiovascolare.

Chi sono i pazienti ad alto rischio cardiovascolare?

Essere un paziente ad alto rischio cardiovascolare non significa avere già una malattia conclamata, ma trovarsi in quella “zona rossa” in cui il cuore e i vasi sanguigni sono sotto attacco silenzioso.

In breve, significa trovarsi nella condizione per cui, se non si interviene per tempo, le probabilità di andare incontro a eventi gravi come infarto, ictus o insufficienza cardiaca aumentano notevolmente.

Chi rientra in questa categoria? Non si tratta solo di chi ha già avuto un episodio che riguarda la salute cardiovascolare: al contrario, si considerano ad alto rischio anche le persone che presentano una combinazione di fattori predisponenti.

Per esempio, chi ha ipertensione arteriosa non controllata, valori di colesterolo LDL nel sangue elevati, diabete mellito, abitudine al fumo di sigaretta, oppure obesità addominale ha molte più probabilità di sviluppare una malattia cardiovascolare nel prossimo futuro.

Anche l’età conta: gli uomini sopra i 55 anni e le donne oltre i 65, soprattutto se in menopausa, sono più esposti. Se a questi elementi si aggiunge una familiarità per infarto o ictus, il rischio cardiovascolare si moltiplica.

Un paziente ad alto rischio cardiovascolare non è solo un numero su una cartella clinica: è una persona che, spesso senza saperlo, cammina su un filo sottile. Ecco perché è fondamentale individuare questo profilo di rischio in fase precoce, anche se ci si sente in buona salute.

Ricapitolando, sono considerati pazienti ad alto rischio cardiovascolare:

  • Pazienti con ipertensione grave;
  • Soggetti affetti da diabete mellito;
  • Pazienti con valori ematici di colesterolo LDL molto elevati;
  • Fumatori abituali;
  • Pazienti con malattie cardiovascolari preesistenti o grave familiarità per le medesime.

Rientrare nella categoria dei soggetti ad alto rischio non deve spaventare, ma motivare all’azione. Con le giuste precauzioni – controlli clinici regolari, stile di vita sano, supporto medico personalizzato – è possibile tenere sotto controllo il rischio cardiovascolare e vivere una vita piena e attiva.

Cosa significa rischio cardiovascolare elevato?

Secondo la SIPREC – Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare, il rischio cardiovascolare viene classificato in base a scale internazionali validate, come il punteggio SCORE2 o il modello italiano Cuore. Queste scale tengono conto di parametri come:

  • età
  • sesso
  • livelli di colesterolo totale e HDL
  • pressione arteriosa
  • abitudine al fumo
  • presenza di diabete o altre patologie associate.

In parole semplici, più fattori di rischio sono presenti, e meno sono controllati, più alto è il rischio cardiovascolare.

Un rischio elevato significa che, in assenza di interventi, una persona ha una probabilità concreta di sviluppare una patologia cardiovascolare maggiore nel medio periodo. Questo tipo di rischio non si vede né si sente: ecco perché viene definito spesso come un killer silenzioso.

La buona notizia è che il rischio cardiovascolare non è una condanna, ma un’opportunità di prevenzione. Identificarlo in tempo permette di intervenire con terapie efficaci, farmacologiche e non, capaci di ridurre drasticamente le probabilità di eventi gravi.

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Fattori di rischio cardiovascolare e patologie correlate

Quando si parla di rischio cardiovascolare, si possono distinguere due categorie di fattori che lo influenzano: quelli non modificabili, legati alla genetica o alla biologia della persona, e quelli modificabili, cioè influenzabili dalle proprie scelte quotidiane e dallo stile di vita di ciascuno di noi. Vediamo insieme quali sono.

Fattori non modificabili (genetici e biologici)

Questi fattori non possono essere cambiati, perché correlati alla genetica e alla biologia del paziente, ma è importante conoscerli perché rappresentano una base di rischio di cui tenere conto con maggiore attenzione preventiva:

  • Età: il rischio cardiovascolare aumenta con l’avanzare degli anni, soprattutto dopo i 55 anni negli uomini e i 65 nelle donne.
  • Sesso: gli uomini tendono ad avere un rischio più alto in età precoce, anche se, nelle donne, esso aumenta dopo la menopausa.
  • Familiarità: la presenza di malattie cardiovascolari precoci nei genitori o nei fratelli (ad esempio, infarto o ictus prima dei 55 anni nei maschi o 65 anni nelle femmine) è un fattore di rischio importante.

Fattori modificabili

Sono quelli su cui si può invece intervenire con efficacia attraverso scelte di vita sane e, se necessario, terapie specifiche:

  • Ipertensione arteriosa: una pressione alta danneggia lentamente arterie e cuore, aumentando il rischio di infarto e ictus.
  • Colesterolo elevato nel sangue (dislipidemia): soprattutto il colesterolo LDL, se alto, contribuisce alla formazione di placche aterosclerotiche.
  • Fumo di sigaretta: danneggia i vasi sanguigni, accelera l’aterosclerosi e riduce l’ossigenazione dei tessuti.
  • Sedentarietà: l’inattività fisica è uno dei principali alleati delle malattie cardiometaboliche.
  • Sovrappeso e obesità: aumentano il carico di lavoro sul cuore e sono spesso associati a diabete e ipertensione.
  • Alimentazione scorretta: una dieta ricca di grassi saturi, zuccheri e sale favorisce le patologie cardiovascolari.
  • Diabete di tipo 2: spesso legato al sovrappeso, contribuisce in modo rilevante al rischio cardiovascolare.
  • Stress cronico e mancanza di sonno: fattori sottovalutati, ma in grado di influenzare il controllo di pressione, frequenza cardiaca e infiammazione sistemica.

Il rischio cardiovascolare elevato, infine, è strettamente collegato a condizioni come:

  • Infarto miocardico
  • Ictus cerebrale
  • Aterosclerosi
  • Insufficienza cardiaca
  • Arteriopatia periferica.

Conoscere i propri fattori di rischio cardiovascolare è essenziale per prevenire in modo mirato tali gravi patologie, ridurre i danni vascolari nel tempo e proteggere la salute del cuore.

Come viene calcolato il rischio cardiovascolare?

Il calcolo del rischio cardiovascolare si basa su modelli statistici che valutano la probabilità di sviluppare eventi cardiovascolari in un determinato periodo, solitamente 10 anni.

Strumenti come lo SCORE2, sviluppato dalla Società Europea di Cardiologia, considerano variabili come età, sesso, pressione arteriosa, livelli di colesterolo e abitudine al fumo per stimare il rischio individuale. Questi calcolatori aiutano i medici a identificare i pazienti che possono beneficiare di interventi preventivi più intensivi.

Rischio cardiovascolare: segnali d’allarme da non ignorare

Il rischio cardiovascolare non è sempre visibile a occhio nudo: spesso si manifesta in modo subdolo e silenzioso, con segnali che possono sembrare banali o attribuibili a stanchezza, stress o ansia.

Eppure, riconoscere tempestivamente i campanelli d’allarme è fondamentale per prevenire eventi gravi come infarto del miocardio, ictus cerebrale o scompenso cardiaco.

Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la prima causa di decesso in Italia, soprattutto tra le persone oltre i 65 anni; tuttavia, esse possono colpire anche soggetti più giovani con fattori di rischio trascurati o sottovalutati.

È quindi molto importante conoscere e riconoscere i sintomi sentinella, quelli che il corpo invia come richieste d’aiuto e che, se ascoltati, possono fare la differenza tra una diagnosi precoce e un evento improvviso e grave.

Un errore comune è minimizzare disturbi che si ripresentano con una certa frequenza o che si manifestano in momenti di stress fisico o emotivo. Quando si parla di dolore toracico, respiro corto, palpitazioni anomale o svenimenti inspiegabili, non si deve temporeggiare ed è fondamentale rivolgersi subito al medico. Anche sintomi vaghi o intermittenti possono nascondere una sofferenza cardiaca!

Vediamo quali sono i quattro principali segnali da non ignorare che potrebbero indicare un rischio cardiovascolare elevato.

Dolore toracico persistente

Il dolore toracico è uno dei segnali più noti e allarmanti di un possibile problema cardiovascolare. Ma attenzione: non tutti i dolori al petto sono uguali.

Quello che deve destare preoccupazione è il dolore che si manifesta come una sensazione di oppressione, costrizione o bruciore al centro del torace, spesso coinvolgendo il braccio sinistro, la mandibola, il collo o la schiena.

Questo tipo di dolore può essere continuo o intermittente, peggiorare con lo sforzo fisico e migliorare con il riposo. È tipico dell’angina pectoris o, nei casi più gravi, dell’infarto del miocardio.

Alcuni pazienti riferiscono un “peso sul petto”, come se qualcuno stesse premendo con forza, altri invece avvertono un dolore sordo o una fitta improvvisa e acuta. In ogni caso, non bisogna mai sottovalutare il dolore toracico, soprattutto se associato a nausea, sudorazione fredda, senso di svenimento o difficoltà a respirare.

Se il dolore persiste per più di qualche minuto o ritorna ciclicamente, è fondamentale rivolgersi al pronto soccorso senza ritardi.

Affanno improvviso

Il fiato corto o dispnea è un sintomo spesso sottovalutato, ma può rappresentare un campanello d’allarme importante. Un affanno che compare durante attività leggere o, peggio ancora, a riposo, può indicare un problema cardiaco latente. In particolare, potrebbe essere un segno di scompenso cardiaco, una condizione in cui il cuore non riesce a pompare sangue in modo efficace.

Il paziente può avere la sensazione di “fame d’aria”, talvolta accompagnata da tosse secca, gonfiore alle caviglie o aumento di peso inspiegabile (dovuto a ritenzione di liquidi). L’affanno notturno, che costringe a dormire con più cuscini o addirittura seduti, è un altro sintomo da non ignorare.

È importante distinguere l’affanno fisiologico (dopo uno sforzo intenso) da quello patologico, che compare senza motivo apparente.

Se si ha difficoltà a respirare durante la salita di una rampa di scale che prima si affrontava senza problemi, o se si sente il cuore battere all’impazzata anche dopo piccoli movimenti, è necessario parlarne con il medico: potrebbe trattarsi di un segnale precoce di malattia coronarica o cardiomiopatia.

Palpitazioni frequenti

Le palpitazioni sono la percezione accelerata o irregolare del battito cardiaco. A volte si presentano come battiti forti, rapidi o irregolari, altre volte come la sensazione che il cuore “salti un battito” o faccia un “tonfo” nel petto. Se occasionali e brevi, le palpitazioni possono non essere pericolose, ma se si verificano frequentemente o in modo prolungato, esse vanno investigate.

Palpitazioni associate a vertigini, dolore toracico, affanno o svenimenti potrebbero indicare un’aritmia, come la fibrillazione atriale, una delle cause più comuni di ictus cerebrale. Anche una tachicardia non spiegata può essere il segnale di un sistema cardiovascolare sotto stress, spesso a causa di ipertensione, ipertiroidismo o squilibri elettrolitici.

In presenza di questi sintomi, il medico potrà richiedere un elettrocardiogramma (ECG) o un Holter cardiaco, per monitorare l’attività elettrica del cuore.

Svenimenti inspiegabili

Uno svenimento improvviso, noto come sincope, è una perdita temporanea di coscienza dovuta a una riduzione del flusso sanguigno al cervello. Quando lo svenimento non è collegato a cause evidenti (come la disidratazione o il caldo eccessivo), ma si manifesta in modo ricorrente o inspiegabile, può indicare un disturbo cardiaco sottostante.

La sincope può essere causata da aritmie gravi, ostruzioni valvolari, o da un battito cardiaco troppo lento (bradicardia). In alcuni casi, può essere la prima manifestazione di una patologia pericolosa, come la cardiomiopatia ipertrofica o la sindrome del QT lungo, condizioni che aumentano il rischio di morte improvvisa, soprattutto nei giovani.

È fondamentale non trascurare episodi di perdita di conoscenza, anche se brevi o senza apparente causa. Un controllo specialistico con visita cardiologica, ECG ed ecocardiogramma può aiutare a identificare precocemente condizioni potenzialmente pericolose.

Gestione del rischio cardiovascolare

Una volta individuato un rischio cardiovascolare elevato, non si tratta solo di intervenire quando compaiono i sintomi, ma di agire in modo preventivo e personalizzato per evitare l’insorgenza o l’aggravarsi di patologie cardiache.

La gestione del rischio cardiovascolare è un percorso che unisce diagnosi precoce, trattamento mirato e cambiamenti nello stile di vita, sempre guidato dai medici o da personale sanitario competente. Questo approccio integrato è fondamentale per ridurre la probabilità di eventi gravi come infarto del miocardio, ictus ischemico o scompenso cardiaco.

Vediamo nel dettaglio come prevenire e gestire l’alto rischio cardiovascolare.

Screening regolari per individuare fattori di rischio

Lo screening cardiovascolare è un primo passo per proteggere la salute del cuore. Consiste in una serie di controlli medici periodici volti a identificare fattori di rischio noti, anche in assenza di sintomi.

Gli esami più comuni includono:

  • Misurazione della pressione arteriosa
  • Controllo del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue
  • Valutazione della glicemia a digiuno
  • Elettrocardiogramma (ECG)
  • Esame del peso corporeo e dell’indice di massa corporea (BMI)

In pazienti con familiarità per patologie cardiovascolari, diabete, ipertensione o sindrome metabolica, lo screening va effettuato con maggiore frequenza e attenzione.

Anche la valutazione del rischio cardiovascolare globale, attraverso strumenti come il punteggio SCORE2, permette di stimare la probabilità di un evento cardiovascolare nei successivi 10 anni.

Terapia farmacologica personalizzata per ipertensione e ipercolesterolemia

Quando i valori pressori o lipidici nel sangue sono alterati, è fondamentale intervenire, non solo con lo stile di vita, ma anche con una terapia farmacologica mirata. I farmaci giocano un ruolo essenziale nella riduzione del rischio cardiovascolare residuo, soprattutto nei pazienti ad alto rischio.

Tra le classi farmacologiche più utilizzate:

  • Antiipertensivi: ACE-inibitori, sartani, beta-bloccanti, calcio-antagonisti e diuretici.
  • Statine e inibitori PCSK9: per ridurre il colesterolo LDL nel sangue e prevenire la progressione dell’aterosclerosi.
  • Antidiabetici: come gli SGLT2-inibitori e i GLP1-agonisti, con dimostrata efficacia anche in prevenzione cardiovascolare.
  • Antiaggreganti piastrinici: nei pazienti con pregressi eventi ischemici.

La terapia è sempre personalizzata e mai generica: ogni paziente ha un profilo clinico e metabolico unico, e la cura deve essere disegnata su misura, con monitoraggi regolari e adattamenti nel tempo.

Modifiche dello stile di vita

Le scelte quotidiane hanno un impatto profondo sulla salute cardiovascolare. Anche nei pazienti geneticamente predisposti, un corretto stile di vita può ridurre drasticamente il rischio di eventi gravi. Le abitudini da coltivare sono diverse, ma tra le principali troviamo:

  • Dieta sana ed equilibrata: preferire un’alimentazione di tipo mediterraneo, ricca di frutta, verdura, cereali integrali, pesce azzurro, olio d’oliva, povera di grassi saturi e zuccheri semplici.
  • Attività fisica regolare: almeno 150 minuti di esercizio aerobico moderato a settimana, come camminata veloce, bicicletta o nuoto.
  • Stop al fumo: il tabacco è uno dei maggiori nemici del cuore. Smettere di fumare abbassa il rischio cardiovascolare già dopo poche settimane.
  • Controllo del peso: mantenere un BMI tra 18,5 e 24,9 aiuta a ridurre pressione, glicemia e colesterolo.
  • Gestione dello stress: tecniche di rilassamento, mindfulness e supporto psicologico aiutano a mantenere l’equilibrio mentale e ridurre il carico sul sistema cardiovascolare.

Lo stile di vita è un alleato potentissimo della prevenzione e rappresenta sempre il primo intervento da attuare, anche prima delle terapie farmacologiche.

Telemonitoraggio: la nuova frontiera per i pazienti ad alto rischio cardiovascolare

La prevenzione del rischio cardiovascolare si arricchisce di un alleato innovativo: il telemonitoraggio dei parametri vitali. Questa tecnologia rappresenta una vera e propria rivoluzione per i pazienti cardiologici ad alto rischio, perché consente un controllo costante e personalizzato della salute del cuore, direttamente dalla propria casa.

Grazie ai dispositivi semplici da usare e connessi in tempo reale con la centrale operativa sanitaria, il paziente può monitorare quotidianamente la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, la saturazione dell’ossigeno e il peso corporeo. Questi dati vengono automaticamente inviati al team medico, che può intervenire tempestivamente in caso di riscontro di valori fuori norma, prevenendo complicanze anche gravi.

Il servizio di telemonitoraggio attivo 24 ore su 24 consente di trasformare la gestione clinica in un’esperienza sicura, efficiente e centrata sulla persona. Non si tratta solo di una maggiore comodità, ma di una reale riduzione del rischio cardiovascolare, grazie a un controllo costante dei parametri vitali.

Per chi è affetto da ipertensione, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale o ha avuto eventi ischemici pregressi, il telemonitoraggio rappresenta un’opportunità concreta per vivere meglio, più a lungo e con maggiore serenità.

Un cuore sotto controllo è un cuore più protetto!

Perché scegliere il telemonitoraggio?

Il telemonitoraggio offre 4 importanti vantaggi relativi alla prevenzione dei rischi cardiovascolari:

  1. Monitoraggio continuo: permette una sorveglianza costante dei parametri vitali, come pressione arteriosa e frequenza cardiaca.
  2. Interventi tempestivi: consente ai medici di rilevare precocemente variazioni cliniche e intervenire rapidamente.
  3. Riduzione delle ospedalizzazioni: il telemonitoraggio può diminuire la necessità di ricoveri ospedalieri frequenti.
  4. Miglioramento dell'aderenza terapeutica: il coinvolgimento attivo del paziente nel monitoraggio favorisce una maggiore efficacia delle terapie.

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